semplice: «Senza un set-up di base all’inizio c’è stato tanto da lavorare, ma è la situazione in cui si impara di più». E la strada per raggiungere una piena confidenza con la sua Honda ufficiale è lunga: «Non conosco ancora i miei limiti, quello che ho scoperto nelle prime prove in MotoGp è che preferisco incollarmi alla ruota di qualcuno più che sparare il gas in pista aperta». La concentrazione pre-gara è uno dei suoi punti forti: «Scorro mentalmente il lavoro dei test, i tempi che i miei rivali hanno nelle mani: poi guardo la prima curva e penso solo a iniziarel’opera».
Gli obiettivi per la sua prima stagione nella classe regina sono ben chiari: «Finire tra i primi tre della classifica sarebbe un trionfo, dal sesto posto in giù, invece, sarebbe pessimo».Nonostante abbia tutte le carte in regola per diventare il nuovo idolo delle due ruote è ancora un adolescente: «Mi piacerebbe un giorno incontrare Leo Messi, poi magari anche Rafa Nadal».E quando gli viene chiesto del complimento più bello mai ricevuto, il pilota che sfreccia oltre ai 300 km/h tira fuori la sua anima fanciullesca: «Sempre e solo quelli di mamma Julia e papà Roser: avevo quattro anni quando mi regalarono la prima mini-moto».