Fabrizio Ceccotti – meglio noto come Johnny nel mondo delle 2 ruote – ha 49 anni: nato a Milano e cresciuto a Torino risiede oggi a Sanfrè provincia di Cuneo. Oggi ha un capannone di 500 mq, in passato aveva aperto un’officina-concessionaria nel 1992, prima dei trent’anni, ma da due anni ha chiuso la parte vendita “perchè non è remunerativo commerciare moto” e fa il team manager “seguo le gare, seguo le mosse dei piloti…”
Quando è cominciata la tua carriera da team manager?
“Abbiamo cominciato con il primo team nel 1996. Da allora abbiamo vinto 11 campionati italiani, fra i quali 2 Assoluti e un campionato europeo…”
Ma tu correvi in passato?
“Io ho corso, sì, diciamo che mi sono divertito – regionale, major”
Sì, ma vorrei sapere quando eri piccolo…ci sarà stato un momento in cui è nata la passione per la moto? Oppure facevi altri sport?
“Per me esistevano la moto e il calcio. Ho giocato a calcio, nelle giovanili della Juve e sono arrivato fino alla Promozione. Mi sono divertito, ho preso anche qualche soldino…Ero laterale sinistro, e continuo ancora oggi a giocare a calcetto, mi tengo in forma. La moto è arrivata a 14 anni, un Beta 50. Ho fatto cross per qualche anno e poi ho smesso intorno ai 20 anni, perchè costava tanto e non avevo i mezzi economici. Così ho ricominciato a giocare a pallone, e a 33 anni ho ricomprato la moto”
E oggi?
“Continuo ad andare in moto perchè così possiamo provare e capire quello che dicono i piloti: in questo modo quando si lamentano di qualcosa che non funziona noi possiamo toccare con mano effettivamente, altrimenti finisce che ti prendono in giro e tu non sai…- e sorride. – Fino al 2004 abbiamo collaborato con Gas Gas e il primo campionato italiano lo abbiamo vinto con loro, con Franco Rossi. Dall’anno dopo abbiamo avviato questa collaborazione con Valenti e abbiamo cominciato noi a far correre Suzuki nell’enduro – prima non c’era nessuno – e di quello mi prendo il merito….Abbiamo vinto nel 2006 un assoluto d’Italia, con Fausto Scovolo, cosa che penso in Suzuki, fermo restando le cose, non succederà mai più, te lo posso dire…”
Perchè?
“Tutto quello che io ho fatto fino ad ora l’ho fatto con i miei mezzi e con pochissimo aiuto da parte loro. C’è stato un aiuto, una collaborazione, da parte di Enzo (Valenti) e lo voglio ringraziare di questo però correre a certi livelli costa tantissimo e , si capisce, che chi le moto non le produce ma le commercializza non può investire grosse cifre, inoltre se ti devo dire che c’è stata una passione sua…bè no, non posso dirlo. Ho portato avanti la cosa da solo – ci pensa su un attimo -, stranamente forse..perchè se si fosse fatto un po’ di più i frutti non sarebbero mancati. Ma non si può pensare di vendere più degli altri investendo molto meno. Questa cosa l’ho fatta volentieri, lui mi ha supportato è vero, ma sinceramente non mi sono mai sentito amato, né tantomeno indispensabile, questo è il mio rammarico…magari mi sbaglio, però questa è la mia sensazione”
Ed adesso invece…
“Da 2 anni a questa parte abbiamo avviato una bella collaborazione con Roberto Cesana, che è un collega e un amico, collaboriamo insieme e ci troviamo bene, con i cinquantini, un progetto che ci sta dando delle belle soddisfazioni. Oggi lo vediamo, chi vuol correre a un certo livello con quella moto lì ottiene dei risultati…abbiamo messo su un discreto lavoro”
Scusa, cosa intendi quando dici che Roberto è un tuo collega?
“Bè, lui ha un’officina meccanica e lo sviluppo dei Cinquanta lo si deve a lui. Ha portato avanti lo scorso anno il progetto e adesso – oggi, cioè – si fanno delle Repliche di questi motorini, è venuto fuori un bel discorso ed ognuno deve prendersi i suoi meriti. Mi sembra giusto, lui ci ha lavorato tanto.. visto che soldi non ce ne sono almeno prendiamoci le le soddisfazioni . Posso dirti che insieme siamo un vero Team, affiatato e tosto”
Giusto, servono anche quelle, e con i ragazzi, i tuoi piloti, come va? Vi allenate insieme?
“Usciamo insieme, sì, una volta a settimana. Andiamo a girare sulle mulattiere, nei boschi, a fare cose difficili, con Jordi Gardiol, anche. Ho sempre cercato di sfruttare questo discorso – il fatto di andare in moto, intende – per creare qualcosa insieme ai ragazzi. Però devo dire, con rammarico, che noi non siamo né in Lombardia né in Toscana…il Piemonte è una regione di serie B, un po’ decentrata rispetto alle altre”
Beh, però in Piemonte ci sono delle belle realtà, secondo me…
“Sì, però, storicamenteeee… non so come dire. Sono anni che non viene fuori un pilota dal Piemonte. L’ultimo è stato Boano e quindi sono passati un bel po’ di anni”
Perchè hai scelto l’enduro?
“Perché mi sembrava più facile – fra virgolette – a bocce ferme posso dirti che ho sbagliato, perché probabilmente, se avessi fatto motocross a quest’ora non sarei qua, tapino, in mezzo ad un prato. Purtroppo questa è una realtà dove – mi spiace dirlo – l’importanza alla gente viene data a seconda del rumore che fa, poi se lo strumento musicale non esiste, fa lo stesso”
E nel caso avessi fatto cross allora, dove saresti ora?
“Secondo me ai vertici dei campionati nazionali di sicuro, forse con un occhio anche nel mondiale, perché dopo tanti anni, alla fine, se lavori bene, nel motocross, vieni premiato. La chiamata da qualche Casa importante a un certo punto arriva, e invece qui, nell’enduro, speri ogni volta che l’anno dopo ti venga rinnovato un contratto, ma non sai mai, e poi magari arriva uno nuovo che si prende il tuo posto…”
Come funziona il tuo contratto?
“Di anno in anno Valenti mi dice se gli sta bene e io gli faccio l’assistenza per le gare. Metto la mia struttura a disposizione e do una mano ai ragazzi, però sono abbastanza stanco di essere messo in discussione…”
Ma con i ragazzi vai d’accordo?
“Certo, il rapporto con i ragazzi è buono…sai a volte io, magari, sembro un po’ burbero”…
Dì pure abbastanza…
“Eh, lo so, però chi mi conosce lo sa che io sono vero, le cose le dico, non le mando a dire, o a raccontare, anzi. Quando i piloti hanno fatto la loro gara sanno che per me va bene così.”
Ma tu hai figli?
“Sì, una bimba di 14 anni e un bimbo di 9, e non va in moto ma gioca a pallone” – lo sottolinea!
Vuoi dirmi che a tua figlia non hai comprato neanche un motorino? Poveretta, e come va in giro?
“Non mi fido molto. Lei non me lo chiede…Ha buttato lì qualche cosa, ma io non ho raccolto e non voglio neanche raccogliere. Il piccolo invece gioca a calcio ed è contento così…Se devo dirti la verità fra i due sport c’è un abisso”
Senza dubbio…
“A livello di emozioni intendo…qui che emozioni hai? Quando vinci un campionato italiano che emozioni ti ha dato? Soddisfazione tanta ma emozione…..”
Inarco un sopracciglio e gli chiedo, un po’ ironica: Invece nel calcio, eh?
“Se giochi a certi livelli…”
Ah ecco, bravo! Se invece giochi in promozione…sai che soddisfazioni?
“Eh, comunque, già cominci a prendere 250 o anche 300 mila euro all’anno..”
Ma figurati, non li prendono neanche nelle piccole squadre di serie A, figurati in serie C…
“No, li prendono, li prendono, a seconda del giocatore. Sicuramente prima della crisi li prendevano. Se scendi di categoria e vai in qualche squadra che vuol salire li prendi. Te lo dico perché io ne ho di amici che giocano a calcio, e lo so…”
Quindi è una passione legata ai soldi” – lo sto chiaramente provocando!
“Non è quello, è che ti dà degli altri stimoli. Quando fai il gol decisivo non è come fare il tempo in prova speciale…ascolta, parliamoci chiaro, fai gol in uno spareggio per salire in serie B o anche C, davanti a 20 mila spettatori, e, non c’è storia…”
Ah bè, questo sicuramente è vero, il tifo di una folla, in uno stadio, è un’altra cosa…
“Te lo posso garantire perché ho provato tutte e due le discipline, anche se non ho mai vinto nulla d’importante con la moto però mi sento di dire che c’è una bella differenza…E i sacrifici li fanno anche i calciatori, credimi…”
Forse partendo dalla gavetta, sarà, …e in questo momento quanti ragazzi seguite?
“Adesso abbiamo 4 ‘cinquantini’, Stefano Caffarati e un ragazzo che rientra adesso, si chiama Andrea Scabrosi ed era nel motocross, 27 anni, che proverà nell’enduro. Doveva venire già quest’anno ma si è fatto male ad un ginocchio e dovrebbe appunto rientrare nelle prossime gare. A casa ci sono altri 3 o 4 ragazzi che girano con i cinquantini, è venuto fuori un bel movimento…Però, se devo essere onesto che ritorno avrei io oggi a prendere un pilota che mi costa dei soldi? Se io prendessi un pilota con un ingaggio da 50 mila euro all’anno, che ritorno ne avrei? Ne dovrei guadagnare almeno 80 mila…sennò cosa lo faccio a fare? A me non porta niente, non è che vendo più moto, mi può portare un po’ di lavoro in più, forse, ma non ci guadagno nulla..”
Bè in effetti è vero..ma tu sei stipendiato, avrai pure una tua entrata…- cerco di capire – ce l’hai un contratto, mica lavori gratis?
“Si, è logico, ma se prendo un pilota prendo qualcuno che porti dei benefici, a me, personalmente…Fare del lavoro per gli altri non mi interessa , l’ho fatto per tanti anni e non sono stato gratificato abbastanza per questo, quindi non lo faccio più”. E da qui parte un discorso molto più ampio, ed anche molto attuale in questo momento…”Bisogna mantenere gli accordi che si prendono ad inizio stagione. Io in questo mondo ci sono dal 1996, sono 16 anni, e sai quanti team ho visto passare e poi scomparire? Adesso sto facendo un poster che voglio attaccare fuori dalla tenda con scritto ‘Questo team è certificato’…
….Che sta’ a significare?
“Che non ha debiti, che tutto quello che ha è suo, che abbiamo sempre pagato tutto e vogliamo rispetto per questo e credibilità. Nel ciclismo esiste una organizzazione che si chiama Protour che decide quando sei pronto per iscriverti al Tour de France. Se vogliamo far crescere questo sport e dargli importanza bisogna che qualcuno una mattina si alzi e prenda una decisione, tiri una riga, dica fine” – e spiega poi la necessità di inventarsi una sorta di gavetta anche nell’enduro, mettendo gli ultimi arrivati in un Paddock C, senza aiuto, senza attenzione, lasciandoli a fare esperienza per qualche anno e poi permettendo loro – se se lo meritano – di accedere al Paddock A e aver diritto così ad interviste e foto.
Scusa, un po’ difficile fare questo discorso…Il team è fatto dai piloti e se io prendo in squadra un pilota bravo sono già di diritto al centro dell’attenzione…
“Eh, ho capito” – e poi aggiunge altre cose che tralascio…
Ok, parliamo d’altro…lavorare con i piloti giovani, ti da stimoli, ti piace?
“Sicuramente. Perché comunque ti danno retta e hanno piacere di fare le cose, non gli puoi rimproverare di non metterci l’impegno perché ti danno sempre l’anima. Questo è bello e ti fa piacere, sei considerato una figura importante per loro, è molto più gratificante. Ho avuto tantissimi piloti, con alcuni c’è stato un buon rapporto, con alcuni un rapporto di lavoro, con altri c’è stato un rapporto quasi di amicizia ma alla fine io ho sempre detto che se volevano un amico dovevano andare da un’altra parte perchè non sono io l’amico giusto, e il discorso non funzionerebbe più. Con i ragazzini però puoi ragionare fino ai 16, massimo 17 anni”,
Poi subentrano altri interessi?? – scherzo
“Eh sì, sono più distratti, però se qualcuno vuol rimanere è ben accetto, sennò…”
E con i genitori dei piloti il rapporto com’è? Sorrido sorniona mentre glielo chiedo:
“Diciamo che al 95 per cento è abbastanza buono, anche se a dirti la verità farei una riga per terra alle speciali dicendo ai genitori che non possono oltrepassarla. Li guardate, li vedete ma non potete interferire, altrimenti tutti hanno qualcosa da dire e i piloti non sanno più chi ascoltare. E questo non va bene. Non ci crederai ma ho avuto ragazzini che avevano genitori molto discreti”
Nel Minienduro siete presenti?
“Nel Mini abbiamo un paio di ragazzini oltre a Lorenzo Macoritto, fresco campione italiano. Quest’anno agli Assoluti, Valenti non ha voluto andare con la struttura e quindi ci siamo dedicati un po’ di più al mini dove ha piacere di mostrare la sua creatura…..”
Per il 2013 sai già qualcosa?
“Non so niente, anzi. Io però vado avanti a prescindere con i miei ragazzi e i 50cc, spero di continuare con Suzuki e con Enzo ma se si fa avanti qualcun altro che ha piacere di portare avanti un certo discorso lo starò a sentire , sto alla finestra. Certo con questa moto ci sono già delle basi, prendere un’altra Casa vorrebbe dire cominciare da zero – ci ragiona sopra – però non si può mai dire. Un altr’anno sicuramente farò l’Under, poi gli Assoluti, il mini enduro. Se Jordi resterà con noi magari possiamo fargli fare qualche gara all’estero, vedremo”
Come funziona il vostro lavoro, che modifiche apportate alla moto?
“Il cinquantino viene tutto rivisto, la base è quella di serie, ma il motore, il gruppo termico, l’accensione e poi sospensioni, ruote, si ricontrolla tutto. La moto viene smontata e poi si mette a punto per farla correre. Portiamo avanti un discorso di sviluppo, senza stravolgerla per rimanere in certi canoni di prezzo, però abbiamo tirato fuori un bel prodotto a prezzo contenuto”
Ultima domanda…Tu sei uno che ha pazienza?
“Non tanta..”
Mi sembrava, e quindi come fai con i tuoi piloti?
“Ma no, dai… io sembro duro…ma non mi arrabbio mai. Però stabilisco delle regole. Se sono disordinati non gli dico niente, però non devono lasciare in giro carte, bottiglie vuote, la carta con cui si puliscono gli occhiali, e devono indossare l’abbigliamento del team in ogni momento…cose semplici, dai…
E ti danno retta ?
Ridacchiamo tutti e due conoscendo già la risposta ….