Con il secondo successo di Faggioli nel Campionato Europeo della Montagna Pneumatici Marangoni ancora sul tetto d’Europa
Con una gara di anticipo sulla conclusione dell’edizione 2009 del Campionato Europeo della Montagna, il pilota fiorentino Simone Faggioli su Osella FA30 con motore Zytek 3000-V8 e pneumatici Marangoni Zeta Linea Racing ha conquistato per la seconda volta il titolo continentale della specialità, vinto nel 2005 con un’analoga barchetta equipaggiata con i pneumatici italiani. Per Marangoni che, solo quest’anno con Faggioli ha vinto sei delle undici prove dell’Europeo della Montagna fin qui disputate (e la Trento-Bondone con Davide Baldi), si tratta di un’ulteriore conferma dell’ottimo lavoro svolto anche in questo settore dai tecnici del suo centro ricerca e sviluppo.
«Per la stagione 2009 abbiamo realizzato nuove mescole che tengono conto della maggiore potenza del motore Zytec 3.000-V8 che equipaggia la Osella FA30 di Faggioli (460 CV contro i 250 CV del precedente 2,0 litri Honda)» spiega Angelo Priori, responsabile del Centro Ricerca e Sviluppo Avanzata della Marangoni. «Abbiamo messo infatti a sua disposizione la mescola GS20 per tracciati più “scivolosi” e la più tradizionale GS27 per quelli più lunghi e per quando la temperatura ambientale è più elevata».
Lavorando contemporaneamente su misure, strutture e mescole è nata una nuova generazione di pneumatici per le corse in salita che è al tempo stesso la logica prosecuzione del lavoro avviato alla vigilia della stagione 2004 quando i pneumatici Marangoni Zeta Linea Racing hanno cambiato la storia delle corse in salita, portando alla vittoria una copertura radiale in una specialità dove il dominio dei pneumatici convenzionali era assodato da tempo. Le difficoltà di progettazione di un radiale che sia competitivo nelle cronoscalate sono legate alla tempestività termica, cioè al ritardo, con cui questo tipo di pneumatico riesce ad entrare in temperatura rispetto a quello convenzionale. Il particolare studio della carcassa e di mescole con il corretto bilanciamento di resine e polimeri specifici ha permesso di sviluppare un radiale che raggiunge la temperatura ottimale di esercizio entro 500 metri dalla partenza, coniugando aderenza nei punti di appoggio più insidiosi e la scorrevolezza nei punti di velocità