Già in qualifica il pilota veronese si era dimostrato estremamen
In gara il drammatico incidente al terzo giro costato la vita al pilota danese ha inevitabilmente segnato la corsa. Ruberti, seppur scosso, ha guidato per un tempo totale prossimo al quello massimo previsto dal regolamento mantenendo un elevato passo gara che unito all’ottimo lavoro lavoro svolto da Roda e Ried avrebbe portato la Porsche 911 numero 88 sul gradino più alto del podio in classe LMGTE Am.
Una sfortunata uscita sulla sabbia di Roda nel corso della undicesima ora e un incidente in cui è rimasto incolpevolmente coinvolto Ruberti nella quindicesima hanno però fatto perdere all’equipaggio del team Proton Competion oltre sette giri, rendendo impossibile ogni tentativo di rimonta.
La vittoria è così andata alla Porsche di Narac, Bourret e Vernay, seguiti dalla Ferrari di Perazzini, Casè e O’Young e da quella di Gerber, Griffin e Cioci.
Paolo Ruberti:
“In qualifica le cose erano andate piuttosto bene, anche se non ero riuscito a battere Simonsen. Durante la parata avevamo scherzato sulla bella sfida che ci aveva visti contrapposti nella lotta per la pole in GTE-Am, scambiandoci reciprocamente i complimenti. Poi è successo quello che nessuno si aspettava e l’aspetto sportivo è passato in secondo piano. Senza gli episodi che hanno coinvolto me e Gianluca la vittoria era probabilmente alla nostra portata, anche se avrebbe avuto un sapore decisamente triste; dal punto di vista strettamente personale il secondo tempo in qualifica e il passo competitivo in gara rendono comunque il bilancio della mia 24 Ore positivo al di là del risultato finale”.
Il FIA WEC tornerà in pista l’1 Settembre a San Paolo (Brasile).