Al recente Top Marques ospitato al Grimaldi Forum di Monaco erano esposte alcune auto d’epoca: tra queste una Fiat Dino spider la cui storia inizia poco meno di 50 anni fa.
Dino era il nome della classe di motori progettati sino dal 1956 dal figlio di Enzo Ferrari, Alfredo, detto Dino, la cui morte per malattia, a soli 24 anni, segnò profondamente la vita del “Drake”.
Nel 1967 per la stagione di Formula 2 la Casa di Maranello progettò e realizzò, in soli due mesi, la “Dino 166 F2”, presentandola il 25 febbraio ad una mostra d’auto da competizione a Torino. Il propulsore installato su questa vettura era un “Dino”: un V6 con l’angolo tra le due bancate di 65° per limitare gli ingombri e con distribuzione a tre valvole per cilindro, che diventeranno 4 per cilindro per la stagione 1968.
Poiché alla fine degli anni Sessanta i regolamenti della Formula 2 stabilivano che il monoblocco dei motori installati sulle monoposto doveva derivare da quello montato su modelli costruiti in almeno 500 esemplari, la Ferrari – non potendo fare fronte alla produzione richiesta- decise di stipulare un accordo con la FIAT dell’avvocato Agnelli per la produzione di un modello della Casa di Torino che avrebbe dovuto montare il motore Ferrari, più precisamente il motore “Dino”. I contenuti dell’accordo tra Ferrari e l’avv. Agnelli furono resi noti il 1º marzo 1965 sollevando grande clamore in tutto il mondo sportivo: al di là dello specifico accordo per la produzione di una piccola serie di motori, si poteva infatti leggere lo schierarsi della Fiat e di tutta la sua potenza industriale in appoggio alla piccola e vincente Scuderia Ferrari.
Come si ricorderà, la morte del figlio Dino aveva spinto Enzo Ferrari a cercare accordi economici che consentissero la continuità del marchio dopo la sua morte. Accordi che erano arrivati molto vicini ad una conclusione con la Ford di Lee Iacocca: particolarmente validi dal punto di vista economico non garantivano però a Enzo Ferrari la totale autonomia nella gestione della squadra sportiva.
Non se ne fece nulla e va dato merito a Gianni Agnelli di aver saputo cogliere l’opportunità di concedere a Ferrari ciò che gli americani gli avevano negato, mettendo così le basi per il passaggio della Ferrari sotto il controllo del Gruppo Fiat nel 1969.
Tornando alla Dino, da queste vicende nacque la vettura che fu commercializzata in due versioni spider e coupé: la prima disegnata da Pininfarina, il secondo da Bertone.
Il primo modello fu la Dino Berlinetta Speciale che fece il suo debutto al Salone dell’automobile di Parigi nell’ottobre 1965, primo di 6 prototipi che ne caratterizzarono lo sviluppo in Casa Ferrari. Esposto nello stand Pininfarina, il prototipo lasciava capire l’impostazione per una vettura stradale, che avrebbe trovato conferma un anno dopo al salone di Torino dove Fiat presentò la sua Dino spider. Pochi mesi più tardi, al Salone di Ginevra fu presentata la Fiat Dino coupé; le due versioni, di fatto progettate da Fiat, presentavano lo schema classico del motore anteriore e della trazione posteriore. Tecnicamente le soluzioni Fiat non erano molto raffinate: avantreno a ruote indipendenti con triangoli sovrapposti, ma retrotreno a ponte rigido che –anche per la erogazione non proprio lineare del potente motore- metteva in difficoltà il pilota, cambio manuale a 5 marce e freni a disco (con servofreno) su tutte le ruote. Nel novembre 1967, ancora al Salone di Torino, fu presentata la fantastica berlinetta Ferrari Dino 206 disegnata da Aldo Brovarone per Pininfarina, con il sofisticato schema del motore centrale e la trazione posteriore. La carrozzeria, interamente in alluminio, era opera di Scaglietti.
I modelli prodotti in serie, sia dalla Fiat, sia dalla Ferrari, furono commercializzati senza gli stemmi delle rispettive case costruttrici, sostituiti dal logo “Dino”, tondo per la Fiat e rettangolare per la Ferrari.
La Fiat includeva i suoi modelli “Dino” nel listino ufficiale, mentre la Ferrari creò un listino a parte, concedendo ai suoi concessionari la sola apposizione “ufficiosa” dello scudetto adesivo con il Cavallino rampante sulle fiancate.
La produzione della Fiat Dino cessò nel 1972: in tutto ne furono prodotte circa 7.600, di cui l’80% nella versione coupè: una quattro posti di dimensioni ragguardevoli, data la sua lunghezza di 4.514 mm metri contro i 4.107mm dello spider.