FCA Heritage in mostra per la prima volta al Salone Rétromobile

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FCA Heritage in mostra per la prima volta al Salone Rétromobile

  • FCA Heritage, il dipartimento che si occupa della promozione del patrimonio dei marchi italiani del gruppo, sarà presente per la prima volta al Salone Rétromobile di Parigi da mercoledì 8 a domenica 12 febbraio 2017
  • Alfa Romeo, Fiat, Lancia e Abarth esporranno 8 modelli storici da collezione
  • Il nuovo Abarth 124 spider, simbolo del legame indissolubile tra passato e presente, sarà presente sullo stand
  • In occasione del Salone, andrà online la versione in lingua francese del sito www.fcaheritage.com, dedicato alla divulgazione e alla tutela della storia e del patrimonio dei quattro marchi

FCA Heritage, il dipartimento del Gruppo dedicato alla tutela e alla promozione del patrimonio storico dei marchi italiani di FCA, parteciperà per la prima volta al Salone Rétromobile 2017 che avrà luogo al Paris Expo Porte de Versailles (Parigi) dall’8 al 12 febbraio prossimi. Nell’ambito di Rétromobile, uno degli avvenimenti più importanti a livello europeo dedicato alle automobili e alle motociclette da collezione, FCA Heritage esporrà nel proprio nuovo stand da 300 m2 otto modelli da collezione dei marchi Fiat, Abarth, Alfa Romeo e Lancia. Lo stand riproduce l’atmosfera delle officine degli anni Cinquanta, attraverso una selezione accurata di materiali e fotografie d’epoca che illustrano le attrezzature disponibili nelle officine meccaniche di quel tempo.

Ciascun marchio presenterà due delle proprie vetture storiche da collezione, al fine di mostrare i parallelismi esistenti tra il modello di serie e il prototipo o edizione limitata a esso correlato. Il pubblico potrà così godere della vista di rarissimi prototipi esclusivi quali l’Alfa Romeo 2600 SZ Prototipo del 1963, la Lancia Loraymo del 1960 o la Abarth 1000 Monoposto Record, come pure riscoprirne la versione di serie: per esempio, l’Alfa 2600 Sprint del 1962, la Lancia Flaminia Coupé de 1958 e la Abarth 1000 Bialbero del 1963. Da parte sua, Fiat proporrà una Fiat 500 D del 1964, oltre alla fantastica e rarissima versione Gamine del 1968 sviluppata da Vignale, con la quale intende onorare i festeggiamenti per il sessantesimo anniversario della mitica 500, che cade proprio nel 2017.

Anche i nuovi modelli presentati dal gruppo FCA sono in grado di trovare il loro posto e la loro legittimazione in questa storia ricca e gloriosa: il nuovo Abarth 124 spider, modello che incarna perfettamente l’anima sportiva e l’eccellenza tecnica della Casa dello Scorpione, sarà sotto i riflettori.

Inoltre, è online il sito www.fcaheritage.com, dedicato al patrimonio del gruppo. Il portale, disponibile in lingua italiana e presentato nella versione in lingua francese in occasione del salone, è la vetrina sul web del reparto FCA Heritage e il punto di incontro di tutti coloro che desiderano saperne di più sulla storia, sugli eventi e sulle iniziative dedicate ai modelli d’epoca dei marchi italiani del gruppo FCA. In questo spazio gli appassionati e i proprietari di Fiat, Abarth, Lancia e Alfa Romeo d’epoca potranno scoprire servizi sempre nuovi, iscriversi a una newsletter dedicata e inviare una domanda online di emissione del certificato di origine. I possessori di Lancia e Abarth potranno inoltre ricorrere ai servizi di restauro e di emissione del certificato di autenticità messi a disposizione da FCA Heritage.

Modelli in esposizione:

Alfa Romeo 2600 Sprint (1962)

Le linee eleganti della 2600 Sprint scaturirono dalla matita di Giorgetto Giugiaro, che ai tempi lavorava per Bertone e che riprese le forme della 2000 Sprint allontanandosene solo per la presa d’aria sul cofano motore, che rese più aggressivo il frontale. In questo modello vennero anticipati alcuni degli stilemi caratteristici che avrebbero raggiunto completa maturazione nella successiva famiglia delle Giulia GT, nel 1965.
Il propulsore della 2600 era il sei cilindri in linea bialbero in lega leggera, da 2584 cc, che con tre carburatori doppio corpo raggiungeva la potenza di 145 CV a 5900 giri/min, per una velocità massima di 197 km/h. La trasmissione era a cinque marce e i freni a disco, inizialmente montati solo all’avantreno, furono poi installati su tutte e quattro le ruote. La potenza e l’incredibile elasticità del sei cilindri in linea rendevano la guida particolarmente piacevole, come confermato dalle testate dell’epoca che ne esaltavano le sospensioni morbide e confortevoli, la dolcezza di marcia e la frenata precisa, potente e modulabile.
Alcune vetture, dotate di un allestimento specifico, vennero impiegate dalle Forze dell’Ordine (le ben note “Pantere”) mentre solo marginale fu la carriera sportiva, limitata dalle generose dimensioni, dalla grossa cilindrata e dalla netta vocazione da granturismo, che ne decreterà un buon successo commerciale. In totale, furono prodotte 6999 Alfa Romeo 2600 Sprint.

 

Alfa Romeo 2600 SZ Prototipo (1963)

Dopo la presentazione delle 2600 Berlina, Sprint e Spider, la prima apparizione di un prototipo firmato Zagato ebbe luogo nello stand del carrozziere al Salone di Torino del 1963. Il passo era quello accorciato della 2600 Spider e la carrozzeria era caratterizzata da un corpo vettura filante ed essenziale, dalla vistosa coda tronca, leggermente incassata come sulle vetture da competizione, e da un frontale molto caratteristico, dominato da uno scudetto di grandi dimensioni.
Lo stesso prototipo, giallo, venne presentato nello stand Alfa Romeo durante l’edizione successiva, mentre per vedere la vettura definitiva fu necessario attendere il Salone di Francoforte del 1965. In questa sede fu presentata un’ulteriore evoluzione del modello, con la carrozzeria profondamente rivista soprattutto nel frontale, che vide crescere ulteriormente lo scudetto anteriore, in posizione più elevata, e presentò gruppi ottici più verticali e un cofano motore senza prese d’aria, seminascoste dietro le lame del paraurti. Il prototipo era equipaggiato con lo stesso motore longitudinale a sei cilindri del coupé di serie, da 145 CV.

 

Nuova Fiat 500 D (1964)

Un mese dopo la messa in commercio della Fiat 600D, Fiat lanciò la Nuova Fiat 500 D, che fu prodotta in oltre 640.000 esemplari dal 1960 al 1965. La fanaleria anteriore e posteriore è l’elemento che la distingue maggiormente dalla Nuova 500, oltre al tetto apribile più corto, in tessuto. Il due cilindri di cui è dotata raggiunge una cilindrata di 499,5 cc (contro i 479 cc della 500 N) e adotta la corsa e l’alesaggio del motore della versione Sport che va a sostituire.
La sua guidabilità in città e le sue solide prestazioni, unite a un’eccellente tenuta di strada, alla straordinaria maneggevolezza e a un’ottima capacità di frenata, la resero un veicolo molto apprezzato, anche per i suoi consumi molto bassi. Il modello esposto fa parte di una collezione privata.

 

Fiat 500 Gamine (1968)

Negli anni Sessanta i designer hanno riportato in auge la moda delle carrozzerie neo-rétro, per affascinare la clientela giovane e anticonformista dell’epoca, sensibile a qualsiasi unione fra nostalgia e modernità.
Fu con questo spirito che Alfredo Vignale presentò nell’ambito del Salone dell’Automobile di Parigi del 1967 la Gamine, una minuscola Spider particolarmente esclusiva. Progettata a partire da una Nuova 500 F, questo gioiello ne manteneva intatte tutte le caratteristiche tecniche e differiva solo per il suo pianale rinforzato con tubi d’acciaio e per i longheroni laterali dalla forma di due semi-corone, che componevano l’abitacolo. La Gamine venne prodotta in 400 esemplari tra il 1967 e il 1971. Il modello esposto fa parte di una collezione privata.

 

Lancia Flaminia Coupé (1958)

Questa vettura di serie fu presentata al Salone dell’Automobile di Torino a novembre del 1958. La produzione fu avviata nel gennaio dell’anno successivo. Va tuttavia sottolineato che la “Florida II”, nota per essere stata il prototipo della Flaminia Coupé, è stata presentata per la prima volta al Salone dell’Automobile di Ginevra 1958 nello stand di Pininfarina.
Dal punto di vista tecnico, il telaio della Coupé è più corto di 12 cm rispetto a quello della berlina Flaminia; per quanto riguarda invece la motorizzazione, la Coupé era dotata di tre versioni del sei cilindri in lega leggera: una da 2500cc capace di erogare 119 CV, un’altra a carburatore triplo corpo Solex da 128 CV e infine un 2800cc da 140 CV.
Tra le dotazioni di serie o a richiesta, da citare i freni a disco e il climatizzatore sulla versione del 1960: si trattava, per l’epoca, di apparecchiature assai rare. Nel 1961 fu aggiunta la luce di retromarcia e, per quanto riguarda la meccanica, l’albero di trasmissione fu prodotto in un pezzo unico anziché in due parti. Questo veicolo era in grado di raggiungere i 170 km/h con la motorizzazione da 2500 cc, i 178 km/h con la versione 3B e i 180 km/h con il motore da 2,8 litri.
La carrozzeria, un coupé due porte a 4 posti reali, fu realizzata e progettata dallo studio di Pininfarina. Il modello si distingue per le proprie forme sinuose, sportive e chic ed è facilmente riconoscibile grazie alla presa d’aria, piuttosto voluminosa, situata sopra al cofano. Il modello fu prodotto da Pininfarina tra il 1959 e il 1967. Ne furono costruiti 5.236 esemplari.

 

Lancia Flaminia Loraymo (1960)

La vettura, prodotta in esemplare unico, è basata su un telaio Flaminia Coupé ed è stata concepita dal designer industriale Raymond Loewy, noto per l’iconica bottiglia in vetro della Coca Cola ed il marchio delle sigarette Lucky Strike. Loewy, statunitense di origini francesi che era stato anche designer per la Studebaker e per alcuni costruttori di treni, disegnò questo modello unico per suo uso personale e la fece realizzare dal carrozziere torinese Rocco Motto.
L’auto, presentata al 47esimo Salone dell’Automobile di Parigi a ottobre del 1960 nel color ambra scuro metallizzato che sfoggia tuttora, fu denominata Loraymo, parola formata da parte del cognome e del nome del designer e che corrispondeva all’indirizzo telegrafico dello studio Loewy.
Tra le caratteristiche estetiche più evidenti, l’ampia calandra a griglia racchiusa in una cornice di acciaio cromato libera di scorrere per svolgere la funzione di paraurti; i parafanghi anteriori arretrati; i fari antinebbia posti al di fuori della carrozzeria, che offrono una prospettiva molto diversa dalla produzione tipica di quell’epoca; le fiancate leggermente convesse nella parte centrale con un «effetto bottiglia Coca-Cola» che migliorava l’aerodinamica della vettura; l’assenza dell’apertura del cofano del bagagliaio, accessibile solo dal sedile del guidatore e lo spoiler posteriore sul tetto per ridurre sensibilmente la turbolenza aerodinamica, un sorprendente parallelo con la successiva Stratos. Questo prototipo unico e funzionale fu dotato di un motore da 2,5 litri, migliorato da Nardi, in grado di erogare 150 CV di potenza.

 

Fiat Abarth 1000 Monoposto Record (1960)

La vettura, frutto della collaborazione tra Fiat, Abarth, Pininfarina e il Politecnico di Torino, presenta un’inedita struttura portante tubolare ed una carrozzeria frutto di accurati studi nella galleria del vento.
Per dare una grande dimostrazione di affidabilità e potenza del nuovo bialbero da 1000 cc, Carlo Abarth decise di schierare la monoposto sulla pista di Monza dal 28 settembre al 1° ottobre del 1960, per raggiungere nuovi record nella classe internazionale G (da 751 a 1100 cc). Alla guida si alternarono 9 piloti che si succedettero per tre giorni alla guida e stabilirono nuovi record internazionali delle 12 ore, delle 2000 miglia, delle 24 ore, dei 5000 km, delle 5000 miglia, delle 48 ore e dei 10.000 km. La prova continuò fino al 1 ottobre quando si conseguì il record mondiale delle 72 ore, percorrendo 13.441,4 km alla media di 186,687 km/h.

La monoposto venne realizzata interamente nello stabilimento Abarth per quanto riguarda il telaio, il motore e gli organi meccanici. La carrozzeria venne allestita da Pininfarina.

 

Abarth 1000 Bialbero (1963)

Anche se la linea e le prestazioni della 1000 Bialbero sono quelle di una vera e propria auto da corsa, il telaio e gran parte degli organi meccanici derivano dalla popolare vettura che ha motorizzato l’Italia negli anni Cinquanta, la Fiat 600. Per questa ragione, la Bialbero rappresentò in modo emblematico l’acutezza e l’abilità di Carlo Abarth nelle elaborazioni e anche la bontà del progetto originale Fiat, che poté così mostrare le sue notevoli potenzialità di sviluppo.
La testata con due alberi a camme in testa – realizzata in collaborazione con l’Ing. Gioachino Colombo – fu installata da Abarth sul blocco cilindri della 600 senza necessità di particolari modifiche; nel 1957 fu presentato il primo motore bialbero, con una cilindrata di 747 cc. Nell’autunno 1960 debuttò la versione con cilindrata incrementata a 982 cc, installata per la prima volta sulla monoposto da record esposta a Rétromobile; al Salone di Torino dello stesso anno la Abarth presenta la nuova berlinetta da corsa 1000 Bialbero, con carrozzeria Zagato. Nel 1961, ha termine la collaborazione tra Abarth e Zagato e nei tre anni successivi la vettura subisce una serie di evoluzioni nel design: da quel momento, sulle fiancate dei modelli fu apposta la dicitura “Carrozzeria Abarth”.
L’esemplare esposto a Rétromobile è tra i modelli realizzati, a partire dal 1963, dalla carrozzeria Sibona & Basano, che eseguì un accurato restyling aerodinamico modificando principalmente il muso e la coda ed allargando i parafanghi per poter montare pneumatici più grossi. Le vetture così riviste permisero a Carlo Abarth di conquistare il secondo Campionato mondiale Costruttori GT consecutivo nella Classe 1000. Il quattro cilindri da quasi un litro di cilindrata, con una potenza di 104 CV a 8000 giri/min, consente alla vettura di raggiungere una velocità massima di circa 220 km/h. Il modello esposto fa parte di una collezione privata.

 

Abarth 124 spider

Il nuovo Abarth 124 spider è un tributo alla storia di Carlo Abarth e incarna alla perfezione i valori fondanti del marchio dello scorpione: prestazioni, stile ed eccellenza tecnologica e meccanica.
Il roadster biposto è dotata di un differenziale autobloccante meccanico di serie per garantire prestazioni dinamiche sempre al top. La maggior parte del peso è concentrata tra i due assali, e il motore è montato dietro all’assale anteriore per garantire la massima maneggevolezza e una guida particolarmente piacevole.
La sofisticata meccanica e l’utilizzo di materiali speciali hanno permesso di contenere il peso e mantenerlo nell’ordine dei 1060 kg, con un rapporto peso-potenza di 6,2 kg/CV e una ripartizione ottimale dei pesi che consente una ripresa e un’agilità impareggiabili.
Sotto il cofano, il quattro cilindri a benzina turbocompresso da 1400cc è dotato della tecnologia MultiAir. La sua potenza è di 170 CV (all’incirca, 124 CV/l) e la coppia erogata è di 250 Nm. La Spider, dotata di cambio manuale a sei marce, raggiunge una velocità massima pari a 232 km/h e garantisce un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 6,8 secondi. Inoltre, dal momento che il rombo del motore è un elemento fondamentale di ogni veicolo Abarth, la Spider è provvista di serie di uno scarico Record Monza con impianto a due modalità, in grado di modificare il percorso del gas di scarico in funzione del regime del motore, di garantire una coppia costante e di generare il caratteristico rombo Abarth.

 

 

Torino, 6 febbraio 2017

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